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Questo libro mette in scena la ricerca sociale su un mondo, la città infinita, che altro non è che la metafora dell'ipermodernità e dello spaesamento del vivere e del produrre in Lombardia. Racconta del nostro andare in quel territorio ove siamo un po' tutti "nomadi e prigionieri" alla ricerca di ciò che non è più, la comunità originaria, e di ciò che non è ancora, la città infinita.